Descrizione
Nota della curatrice: Il mio amatissimo marito e compagno di vita di oltre cinquant’anni, Pasquale Luccio Privitera, è scomparso tragicamente in un incidente al mare, in un giorno di sole, nel luogo che amava tanto. Uomo sensibilissimo, di grande cultura e molteplici interessi, poeta e scrittore, ha dedicato molti anni della sua vita allo studio della lingua e della cultura siciliana per la quale desiderava maggiore diffusione. Amava in particolar modo Giovanni Verga, ne conosceva bene gli scritti, la biografia e ha dedicato moltissimo del suo tempo alla traduzione in siciliano del romanzo “I Malavoglia” con passione e infinita pazienza, mettendoci tutta la poesia del suo animo.
Ha lasciato questa sua opera di traduzione completa, con solo piccoli dettagli da definire. Ho seguito giornalmente tutto l’iter di questo suo “Travagghiuni”, come Luccio amava chiamarlo, e lo riporto fedelmente nella sua versione originale, nella convinzione che avrebbe voluto così e nella speranza che Lui possa vederne dall’alto il compimento.
Ringrazio i nostri figli Isidoro e Igor per il sostegno e l’incoraggiamento, e nostro nipote Pasquale Edoardo per il prezioso aiuto con il computer.
Linda Higginson Privitera
L’AUTORE
Pasquale Luccio Privitera è nato a Catania il 24 Novembre 1948, dove risiedeva e dove ha vissuto fino all’età di 18 anni e dove ha percorso quasi interamente il suo curriculum scolastico ed universitario.
Da ragazzo ha apprezzato la storia delle antiche civiltà, i classici latini e greci, i padri della nostra lingua e della nostra cultura lettera-ria, da Dante, Petrarca, Boccaccio, Ariosto, Alfieri e poi : Manzoni, Foscolo, Leopardi, Deledda, Capuana, Pirandello, De Roberto, Verga, fino a Sciascia, De Filippo, Moravia, Gadda, Pavese, Pasolini, Sciascia, Buzzati, Calvino, Maraini ed altri…
Ha pure letto ed apprezzato i maestri della letteratura d’oltralpe, specialmente: Balzac, Molière, Rousseau Goethe, Schiller, Dostoevskij, Pasternak, Tolstoj, Dickens e tra gli altri, i poeti Francesi Baudelaire, Verlaine Rimbaud, dei quali ha tradotto alcuni lavori in Sicilia-no.
Nel corso del suo curriculum scolastico ha scelto l’indirizzo degli studi classici che ha completato a 18 anni. Dopo una scelta meditata e consapevole, nel 1967 decise d’iscriversi alla facoltà di Giurisprudenza presso l’università Cattolica di Roma, dove frequentò fino a quando iniziò il clima di “guerriglia”.
Aveva avuto come professori di diritto: Giovanni Leone ed altri dello stesso calibro e voleva restare lì, ma l’anno seguente, su consiglio dei genitori, preoccupati per il potenziale pericolo che causava la contestazione del ’68, a malincuore dovette ritornare a Catania e qui ha conseguito la laurea, seguendo il regolare corso di studi e poco dopo, giovanissimo, l’abilitazione all’esercizio della professione che svolse per alcuni anni, fino a quando superò un concorso come funzionario dirigente dello Stato che lo condusse nel corso della sua carriera in varie Regioni d’Italia a cui è seguito il rientro a Catania nel 1990.
Intanto, coltivava comunque la sua passione ed a 28 anni, nel 1976 ha pubblicato una silloge di versi in lingua Italiana: “Io, un altro”, della quale aveva curato la prefazione il compianto e grande Prof. Vincenzo Di Maria. Non ha voluto pubblicare null’altro d’allora, per una deliberata scelta: c’è tempo! Era il suo motto. Ha sempre amato viaggiare e la voglia di conoscere lo spingeva a farlo appena possibile. Tra un impegno ed altre occupazioni, ha sempre lasciato uno spazio anche alla scrittura e così ha scritto una imprecisata quantità di versi in lingua Italiana, in Siciliano ed alcune novelle in Italiano.
Nel corso di alcuni decenni ha curato lo studio del folclore siciliano, della nostra storia regionale e della grammatica Siciliana, e letto lavori di autori come Pitrè, Vigo, Salomone Marino, Camilleri e numerosi scritti in Siciliano. Da molto giovane ha partecipato ad alcuni concorsi letterari; pochi per la verità, che gli hanno dato la occasione di conoscere personalità quali: Angelo Maria Ripellino e prima di lui Alfonso Gatto, che di professione faceva il giornalista, ma scriveva anche in versi, Fiore Torrisi, Ignazio Buttitta e tanti altri davvero meritevoli d’essere considerati poeti, ma rimasti nell’ombra. Aveva avuto anche l’opportunità di frequentarli, ma un poco perché preso dal suo lavoro, ma pure per propria scelta, non ha mantenuto con lo-ro alcun rapporto, cosa che col tempo si è rimproverato, pensando a quando il professore Mariano Piccione, persona coltissima che gli voleva un gran bene, aveva procurato più volte un incontro con il grande Nino Bulla. L’incontro non avvenne mai e mai ebbe a che fare con Lui personalmente, solo per disattenzione. Solo quando gli fu chiesto di Nino Bulla un breve saggio, da una grande foto riconobbe in Lui quell’omino che viveva a poche centinaia di metri da dove abitava e che aveva visto passare e ripassare davanti casa con la sua andatura accelerata, inconfondibile, senza avere saputo prima chi fosse. Alla fine degli anni ’70, l’incontro casuale con Salvo Basso, indimenticabile amico, e la Sua scomparsa lo indussero a de-dicare maggior tempo a scrivere versi , anche in Siciliano ed a riversare gli studi e le regole sulla scrittura in Siciliano e la grammatica , traducendo opere di grandi autori quali: Giovanni Verga, Leo-pardi, i poeti francesi Baudelaire, Rimbaud, Verlaine ed a creare un dizionario Siciliano- Italiano, che aspetta anch’esso di essere pubblicato.
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