Descrizione
Quattro adolescenti in cerca di gloria nella Roma degli anni ‘60
Il panorama musicale mondiale degli anni 60 era invaso da una moltitudine di gruppi che rivaleggiavano tra di loro.
In tale fenomeno senza precedenti, quattro ragazzini che vivevano in un angolo remoto della Città Eterna, avevano l’età giusta al momento giusto per conquistare quel nuovo mondo.
Gli Sbarbatos è una storia vista e narrata da due diverse angolazioni che convergono in uno stesso punto: l’amicizia.
All’epoca del racconto Massimo e Maurizio abitavano a Monteverde, in via di Donna Olimpia, in uno di quei palazzoni di dieci piani senza ascensore chiamati grattacieli.
Fernando Di Salle –
Rimasi piacevolmente meravigliato quando Massimo mi diede il libro di “Memorie” scritto insieme a Maurizio.
Massimo e Maurizio, due amici della prima parte della mia vita, autori di un libro!
Un lavoro che vuole essere una testimonianza di un?apoca ormai lontana, ma ricca di grandi speranze e piena di forti passioni.
In questo periodo di grandi speranze di forti passioni un posto, piccolo se volete, é occupato da questi due “pischelli” nati e svezzati fra i lotti delle case popolari di via Donna Olimpia 30.
L’ambiente dove si svolge questo breve racconto, scritto a quattro mani, ha la sua importanza.
Un ambiente promiscuo, nel senso buono del termine, dove ci si conosceva tutti.
Dove si lasciavano le “porte aperte” perché ci si fidava e anche perché c’era poco da rubare. Qualcuno che rubava c’era, ma mai avrebbe approfittato delle porte aperte.
Un quartiere particolare, dove Pier Paolo Pasolini ambientò la prima parte del suo romanzo “Ragazzi di vita”
Palazzoni alti, chiamati “grattacieli”, costruiti durante il fascismo, dove furono messi ad abitare molti dei sfollati in seguito alle demolizioni del centro storico. Demolizioni per “fare Roma più bella e grande che pria!”
Il tempo nel quale si svolge questo breve ma intenso racconto era pieno di grandi cambiamenti.
Erano gli anni ’60!
Cambiamenti in tutti i sensi e quindi anche cambiamenti artistici.
In questo vorticoso periodo ebbe un ruolo importante la musica.
Dall’Inghilterra arrivavano suoni nuovi. Suoni prodotti da quattro “scarafaggi” e da quattro “Pietre Rotolanti” e quindi con una salutare emulazione, anche da noi iniziarono a formarsi quelli che verranno chiamati “complessi”, il termine “band” era sconosciuto.
I capelli che coprivano le orecchie, i vestiti un po’ strani comprati a Porta Portese, erano la divisa di una generazione che si affacciava alla vita sfidando il disappunto di molti che non condividevano.
Una storia irripetibile, dove nulla era scontato e tutto si doveva conquistare, anche il consenso della famiglia.
La musica era anche il mezzo per affascinare la ragazza che ti piaceva, l’adrenalina del “primo concerto” su un palco vero con un pubblico vero.
La musica è la “bussola” di questa storia, l’entusiasmo di fare una cosa che senti abbracciò Maurizio e Massimo e ancora li tiene stretti.
Un amore vero che mi fa concludere con le parole di Dante “ci prese di costei un piacer sì forte che come vedi ancor non ci abbandona”!